Thursday, November 29, 2007

TRANSFORMER

Siccome mi fa senso vedere 'ste facce sul mio blog non vi metto il video ma solo il LINK.

Si tratta della favola di Silvì Babà e il cherichetto Dell'Utri nella versione del Cavaliere del Castello Incantato di Arcore. E' oltre l'immaginabile. Una fantasia encomiabile. Una capacità di mentire e persuadere/si allo stesso tempo che fa le scarpe di legno a Pinocchio. Guardatelo, merita. Però non ci rimanete male se vi sentite di essere coloro 'che devono essere recuperati alla società'!

La notizia bella è che almeno Forza Italia se ne va affanculo. Quella brutta è che risorge coi capelli rossi e lunghi. Vi ricordate lo spot della CDL nella versione dell'Ottavo Nano?



E' perfetto anche per questa nuova formazione politica, i Circoli della Libertà. Ne puoi aprire uno anche tu. Una famosa porno star ne ha appena aperto uno. Dice che vuol far sentire la voce dei suoi fans in Parlamento. Come si fa a darle torto? La pornografia sarebbe molto più decente di quello che vediamo oggi.

Libertà. Come si fa presto a sporcare le parole. Che scempio. Certe parole dovrebbero avero una protezione speciale. Essere considerate come Bene Culturale dello Stato. Patromonio della nostra cultura e non lasciare che vengano ricoperte di merda così facilmente.

Monday, November 26, 2007

OPERA DI CARITA'
così direbbe lui!

Per chi non lo conoscesse, intendo. Rompo addiruttura il silenzio che mi ero imposta e riparlo di teatro.
L'intelligenza che sembra pazzia è cosa rara e preziosa. Rezza è un attore e per questo consiglio di andarlo a vedere a teatro appena vi capita, oddio, per gli amici che vivono da queste parti è difficile. Assicuro un'esperienza indimenticabile. D'altra parte non mi sento di consigliarvi i cortometraggi che sono girati sulla base dell'idea dei personaggi degli spettacoli teatrali ma non rendono nello stesso modo. Non ho visto i film. Ho deciso, al fine di divulgare e promuovere l'originalità, di postare la sua intervista barbarica. Perdonate la Bignardi che da tempo ha lasciato il mondo del buon senso. Dal Grande Fratello 1, per l'esattezza. Vi farete un'idea sulla Differenza.

QUI
il sito ufficiale. QUI il corto che preferisco.

Thursday, November 22, 2007

ESPLORATORI
Happy Thanksgiving Day

Oggi è Thanksgiving Day e io voglio celebrare questo paese ricordando la storia di due avventurieri. Mi affascinano gli esploratori. Credo che sia stato meraviglioso, un tempo, guardare alla Terra come a un pianeta misterioso con ancora tante zone oscure tutte da mappare. Oggi la terra è a portata di click e l'effetto è come quello di una donna che va in giro nuda. Embè? Tutto qui? SE mi fai vedere tutto che gusto c'ho? Non c'è niente di più accattivante del mistero. Non c'è niente di più stimolante della curiosità della scoperta e dell'entusiasmo che sottintende la rivelazione. Vorrei essere un esporatore. Vorrei sentire il cuore in gola come Marlow in 'Heart of Darkness' mentre scivola sul Congo. Esterrefatta come Marco Polo alla corte del Gran Khan. Lo sono a modo mio. Cerco di esserlo nella vita di tutti i giorni. La curiosità mi ha portato a scoprire e vivere esperienze fantastiche. Non credo che sia paragonabile a quello che hanno vissuto i veri esploratori ma io figlia di questo tempo, faccio quello che posso. Sono certa di una cosa. Internet non è il mondo da esplorare. Anzi ne è nemico. Un meraviglioso strumento di 'accumulo di informazioni' che ti scaraventa anni luce da quella che io considero la reale esperienza ossia quella intrisa di tutti i sensi. Benvenga quindi Internet come ponte per raggiungere mète sempre più lontane ma guai considerarlo un fine. Vi immaginate Colombo con un navigatore satellitare sulla Pinta? Dove sarebbe il suo marchio? Nessun paese si sognerebbe di litigarsi, come invece avviene, per il possesso dei suoi natali.

Tornando a oggi, mi piaceva parlare di qualcosa di Americano e di Bello insieme, quindi ho pensato di raccontare di questa straordinaria spedizione geografica: il Passaggio a Nord-Ovest (che non c'entra niente con la trasmissione delclone di Piero Angela).

I due esploratori Lewis e Clark ed il Corp of Discovery sono gli eploratori che tra il 1803 e il 1806, su ordine del presidente Jefferson, intrapresero la più grande esplorazione di tutto il Nord America gettando le basi per la nascita dell’America moderna. L'obiettivo era quello di collegare la costa est a quella ovest via terra in modo da assicurare ai traffici commerciali un trasporto più veloce di quello via mare che circumnavigava il continente. I due eploratori aprirono il Passaggio a Nord-Ovest percorrendo 12.000Km, da Saint Louis all'Oregon, attraverso le zone selvagge del North and South Dakota, Montana, Idaho. Solo una donna, Sacajawea, nativa Shoshone e moglie del trapper bianco Charbonneau, fece parte della spedizione, con il suo bambino. Le si deve riconoscere una forza eccezionale considerata l'impervietà del viaggio: guado di fiumi, valichi di montagne, attraversamento di zone desertiche, soffocanti, incontro con anmali selvaggi come orsi, insetti pericolosi, serpenti...E fu indispensabile in quanto interprete con le popolazioni autoctone. Il 14 Maggio 1804 il Capitano Clark ed i suoi uomini a bordo d’una imbarcazione attraversarono il Mississippi River e risalirono il Missouri River. Il 7 Novembre 1805 il Capitano Clark scrisse sul suo diario: “ Grande gioia nel campeggiare in prossimità dell’Oceano…”. Suggerisco, per chiudere, un film molto bello sui cercatori d'oro che erano inanzitutto, esploratori: The Claim, di Michael Winterbottom.

QUI la mappa della spediazione.

QUI le bellissime foto dei paesaggi che costellano il percorso degli esploratori.


Monday, November 19, 2007

tra le cose che mi sono persa vivendo qui

va da sé che mi sono persa molto di più: tipo due edizioni dell'isola e di tutti gli altri reality, una ventina di nuove fiction, le pubblicità, i 'cambiamenti' dei programmi domenicali, quelli del prima telegiornale RAI etc Ma diciamo che di queste non ho sentito la mancanza!




gioca gioca che si vince

Così riposano gli amanti uno accanto all'altra. La pace aleggia sulle loro tombe, serene, affini figure d'angeli guardano a loro dall'alto della volta e quale istante felice sarà quello in cui essi, un giorno, si risveglieranno insieme.

NON SEMBRA 'Romeo and Juliet'?
E invece è.....

Sempre dallo stesso libro:
Salta sulla barca, afferra il remo e spinge. Deve far forza, ripete la spinta, la barca ondeggia e scivola per un tratto nel lago. Sul braccio sinistro il bambino,nella mano sinistra il libro,nella destra il remo, anch'ella barcolla e cade nella barca. Il remo le sfugge da una parte e quando vuole afferrarsi, libro e bambino le cadono in acqua dall'altra. Afferra ancora l'abito del bimbo; ma la posizione scomoda le impedisce di alzarsi; infine le riesce, trae il bimbo dall'acqua, ma i suoi occhi sono chiusi, ha cessato di respirare.

E pensare che è un libro sull'Amore...
L'ultimo aiutino se non ci siete ancora arrivati:

Chiamiamo affini quelle nature che incontrandosi subito si compenetrano e si determinano reciprocamente. Questa affinità è piuttosto evidente negli alcali e negli acidi, che sebbene siano opposti gli uni agli altri, o forse proprio per questo, si cercano e si compenetrano nel modo più netto, si modificano e insieme, formano un nuovo corpo.

Friday, November 16, 2007

DONNE SULL'ORLO DI.....PER ILTRAFFICO

Per lavoro sono costretta a viaggiare un pò in macchina e farmi tre quattro volte a settimana la strada per Dallas (40 minuti di highway). Lunga e diritta, direbbe Guccini, aggiungo spaziosa e scorrevole sempre SE:
1-eviti la rush hour (tra le 5 e le 6 del pomeriggio) quando tutti tornano a casa dopo la giornata di lavoro;
2- non capitano incidenti (che sarebbe bello non accadessero mai).

Ieri sono rimasta bloccata, stipata, claustrofobicamente costretta in mezzo a quattro file di macchine in coda che si muovevano alla velocità di una processionaria, per 3 dico 3 ore!
Quando sono finalmente arrivata a Dallas con un ritardo di 20 minuti sull'ultimo dei miei appuntamenti (l'unico che ho salvato) avevo il tendine del piede sinistro fuori uso (non ho il cambio manuale IO), i capelli ritti in testa per il nervoso e le pupille dilatate per la fretta.

La prima frase che mi è venuta alla bocca scendendo dalla macchina, è stata: "E io non sono più io." Carmelo Bene
Ovviamente tradotta in un inglese maccheronico tipo: This is not me, I am someone else now.

Tutto purtroppo a causa di un terribile incidente che ha bloccato ambo le direzioni dalle 2 del pomeriggio alle 10 e mezzo di sera. Un tir che trasportava diesel non si è accorto del rallentamento del traffico e dopo aver tamponato una macchina ha urtato contro il guardrail finendo dall'atra parte della carreggiata ed esplodendo. C'erano addirittura tre elicotteri intervenuti a spengere l'incendio sviluppatosi dopo l'incidente. Passando dal punto dell'esplosione mi sono trovata davanti una scena da film con decine di mezzi tra pompieri, polizia, carri attrezzi e camion speciali per l'illuminazione. Qui l'articolo. Orribile. Purtroppo uno dei conducenti del camion che ha preso fuoco è morto, l'altro è in gravi condizioni. Leggendo la notizia stamani mi sono un pò vergognata del mio snervamento.

Wednesday, November 14, 2007

THE HOST

Ossia: come rompere la quiete in un salotto borghese

No, non sto per sciorinare un saggio su Ibsen. Quel che mi accingo a descrivere è lo svolgimento di una serata tra amici e conoscenti in un accogliente salotto borghese-intellettuale in perfetto stile americano. Ci tengo a precisare che quanto vi racconterò è privo di critica nei confronti delle persone coinvolte.
Un invito a cena come tanti, da persone conosciute ma con le quali non si è molto in confidenza. Prendete come esempio l'invito a cena dal vostro superiore. Ci siete? Ok. Si porta, come sapete, qualcosa da mangiare e/o da bere, qui come in Italia, come forma di cortesia. Si fanno le solite frasi di corcostanza a trentasei denti e poi si occupa ognuno la propria postazione a tavola. Cosa questa, qui, rara. Si preferisce di solito l'usanza che mio babbo chiamerebbe 'all'americana', ossia tutti in piedi e il tavolo 'pieno' di roba da consumare in self-service. Insomma, una cena ufficiale, considerato lo standard. Le pietanze trovano posto tra piatti e bicchieri e così la conversazione si mette in moto. Considerata la multinazionalità (italiana, brasiliana, americana, turca, messicana) dei convitati si entra subito a parlare di lingue e di differenze culturali. Considerato l'alto livello intellettuale, gli interventi non sono banali e non c'è bisogno di mostrare interesse per quello che si ascolta: i paragoni tra le lingue di origine sono davvero stimolanti e arricchite dalla conoscenza di altre lingue ancora come il russo o il francese. E fin qui tutto bene. Sempre spinti dalla voglia del confronto e dalle circostanze, l'argomento si spinge oltre il consentito smarrendosi in una 'terra di nessuno' in cui tutti i buoni propositi di fratellanza e comunione affondano nel nome della divergenza e dell'orgoglio nazionale. Di cosa abbiamo parlato? Ma di politica. Ci sarà un motivo percui le signore dabbene trovino sempre così sconveniente parlare nei propri salotti di taluni argomenti, e non manchino mai di sollecitare il marito con gomitate e piedini, affinché ingoino quel rospo intriso di idee malsane. Ebbene, considerato che io sono una signora poco dabbene (solo in questo senso) che non ha ancora imparato la lezione e teme che non la digerirà con facilità e che non ha un marito che le pesti i piedi sotto il tavolo, non è stato possibile trattenermi dall'esprimere le mie controverse opinioni sulla politica americana. Fuori luogo. Lo so. Come un'indemoniata che non trattiene più lo spirito che la dimena e la tormenta dall'interno, le parole escono fuori e rimangono così, marmificate on the air, a metà tra l'arrosto e l'insalata agrodolce. Non è mia intenzione offendere mai nessuno ma non mi si può chiedere di stare in silenzio mentre si osanna la politica estera di Bush con le stesse parole che lo stesso Presidente userebbe. Finché non 'li vedi con le tue orecchie', non credi che i bushiani esistano per davvero. Come si fa a essere così miopi? Rispetto le opioni degli altri ma non posso trattenermi dall'oppore la mia, a simili affermazioni: "In nessun altro paese c'è la libertà di parola che c'è in America" o ancora "L'esercito americano è composto per lo più da ragazzi di buona famiglia che considerano una grande opportunità lavorare con la tecnologia che solo l'esercito mette a disposizione" o "In America ci sono pochi poveri". I miopi sono ovunque, anche e specialmente oggi in Italia e forse è così perché si preferisce credere alla favola più dolce piuttosto che amareggiarsi e riempire i propri santi giorni con disillusione e frustrazione. Credo che si nasca diversi. Credo che chi come me è nato con le orecchie troppo sensibili non abbia scelta. Avreste dovuto vedere le faccie degli astanti. Credevo che certe espressioni esistessero solo al cinema! E dagli di piedini e gomitate tra coniugi! Sì perché è solo grazie a questi interventi pacificatori e alla sapiente abilità del padrone di casa nel tergiversare il discorso dirottandolo verso lidi più sereni, che le nubi della discussione si sono dissolte e il sereno è tornato a troneggiare sui divani della discordia. Così i coltelli affilati tagliando l'aria densamente appesantita sotto il colpo delle affermazioni mie e degli altri non americani presenti, si sono candidamente adagiati sulla tavola. Che brutta è stata questa trincea. Primo perché sono molti gli americani che la pensano diversamente, anche qui in Texas. E poi perché sono convinta che, colori a parte, non ci siano motivi di reale contrasto. Delle volte ci attacchiamo più alle nostre idee preconcette invece di focalizzarci su quanto gli altri ci stanno dicendo. Alle volte si è più rapidi nell'individuare i punti che ci allontanano dall'altro invece di quelli che ci avvicinano. Esattamente il contrario di ciò che avviene quando sei innamorato e fai di tutto per sottolineare le cose che hai in comune (per citare Daniele Silvestri). E' stata una cena difficile ma me ne auguro molte altre. Troppo facile bollire ognuno nel proprio brodo di approvazioni. Da quando sono qui mi capita spesso di trovarmi davanti persone molto distanti da me e sono certamente fiera dei benefici che sto raccogliendo. Trovo solo sacrosanto il diritto di esprimere, con garbo e convinzione, un'opinione diversa, anche in casa del tuo gentile ospite. Tornando a casa quella sera abbiamo io e altri amici commentato molto l'accaduto. E ovviamente io ero l'unica che ignorava l'orientamento politico di alcuni degli invitati. Ma d'altronde mica ti chiedo cosa voti prima di venire a cena! E come alla fine di tutti i film dell'orrore non posso chiudere senza darvi la speranza che l'incubo possa ricominciare e quindi: venerdi ho un'altra cena!

Thursday, November 8, 2007

BATTAGLIA BATTAGLIA BATTAGLIA

Un nome un destino. Letizia Battaglia lotta da sempre. Palermitana di nascita ha nella sua mano una macchina fotografica al posto di una pistola e con questi occhi ambulanti e testimoni combatte la peste siciliana. Nel 1980 ha preso parte alla fondazione del Centro siciliano di documentazione Peppino Impastato e dal 1972 ha lavorato come fotografa per Le Ore documentando le stragi che quotidianamente, riempivano la cronaca siciliana durante gli anni di piombo. Dopo essere stata assessore comunale, ha deciso di lavorare in carcere. Mi hanno colpito queste sue parole:

"Quando scelsi di lavorare in carcere era come se avessi voluto farmi perdonare di non aver saputo, con altri, costruire una società capace di tenerli lontani dalla criminalità. Volevo restituire a chi era in carcere una speranza, perché ho sempre pensato che i ragazzi nati nei peggiori quartieri di Palermo siano costretti a fare riferimento ai mafiosi. Di questo parlai anche con Giovanni Falcone, che si disse convinto del fatto che da certi quartieri si possa solo scappare, perché al loro interno non c’è possibilità di salvarsi.

Appassionata anche di teatro (frequenta stages con il teorico e regista di teatro J. Grotowsky) e di letteratura fonda una casa editrice che si adopera contro la criminalità e la corruzione e fonda la rivista Mezzocielo (di cui è attualmente la direttrice), luogo di discussione intorno al mondo del femminile.

Ogni volta che mi imbatto in queste persone, che come Battaglia hanno speso la vita ancorati e devoti ai propri ideali, mi sento più forte.

QUI l'intervista completa a Letizia Battaglia di Elena Ciccarello.
Questo è invece il LINK alle sue foto.

Monday, November 5, 2007

GLASSICIDA

Si appresta ogni giorno, cinica e calcolatrice, a cesellare in un insospettabile piano l'attuazione dei suoi furibondi propositi. Così, tra bolle e profumo che scivola tra le mani, lei, disgraziatamente, lascia che il gesto si compia e l'incrinatura sia fatta. Colli lunghi, lisci e sottili si spezzano come pan di brioche. Infrangibili corporature si trasformano in lenti di ingrandimento. Fratture insanabili si aprono lungo i profili sinuosi. Tonfi nauseanti. Scricchiolii sordi. Migliaia di piccole schegge si disperdono oltre, abbandonando per sempre l'idea dell'Uno. Dal cimitero di vetro lei alza poi, un grido di pentimento mendicando nuove possibilità: "Questa volta - sigilla - non cederò al richiamo assassino". Non fino alla prossima occasione...
TEX MEX
io odio il cilantro (tipo puffo brontolone)

Il mio fegato reclama giustizia. Da quando sono qui evito di mangiare fuori ma talvolta è proprio rilassante concedersi una cenetta e allora cedo. A me il tex-mex, ossia un miscuglio di cucine messicana e texana insieme, piace. Ci sono due piccoli iningurgitabili nèi: uno è il formaggio fuso (queso) che ricopre come un manto nevoso alpino (di una volta) ogni pietanza e l'altro è il cilantro (coriandolo) ossia una specie di prezzemolo ma molto molto sgradevole nel sapore. Mi ricorda Last al limone, il detersivo per i piatti, per dire quanto è piacevole trovarlo così spolverato in qua e il là su ogni centimetro di cibo. Anche il mio amato guacamole ne è miserabilmente infestato. Che stress togliere uno a uno tutti i pezzettini. Ora sono più furba e chiedo prima di non aggiungerlo quando è possibile. E' che sembra sia un ingrediente insostituibile per certi piatti messicani. Lo si usa molto anche nella cucina giapponese. E infatti, con buona pace di tutti gli amanti del sushi, the japanese cuisine is cool but it suks!E poi dopo aver visto una puntatona di dirty jobs sui raccoglitori di una specie di sushi sfiderei chiunque a rimangiarlo!Comunque il tex-mex combina la buonissima carne texana così succosa e saporita con lo stuzzicante chili e le coloratissime tortillas fatte con i tutti i tipi di mais. Se diminiussero il cheddar cheese e mettessero al bando il cilantro il mio fegato ringrazierebbe. Le chicken casadillas (tortillas ripiene di pollo, cipolla e formaggio), ad esempio sono gustose e pure i burritos (tortillas arrotolate ripiene di carne di manzo o pollo con cipolla, lattuga, pomodori fagioli e formaggio) sempre servite accompagnate da sour cream (salsa di panna acida, non male). C'è sempre il problema del formaggio fuso che alle tre bussa e reclama più spazio tra le margaritas (ottimo cocktail a base di tequila), però una volta al mese si può anche fare. Delle catene più famose ho sperimentato solo On the Border che non è male. Ma se passate da queste parti c'è La mexicana che fa per voi, un posticino a gestione familiare che a me, come italiana, fa già digerire meglio. E non dimenticate della bellissima usanza americana di poter chiedere una scatola alla fine della cena in cui raccogliere gli avanzi ( che qui sono spesso metà del piatto, considerate le porzioni). You know in Texas everything is bigger!!! Comunque a me il piccante piace proprio dapperttutto! Consiglio: prima di sperimentare, procuratevi uno di quegli amabili e super potenti amari dei frati!