Monday, April 23, 2007

JULIA E LA LUNA

Ieri ho partecipato a un incontro all'Università del North Texas, con Julia Butterfly Hill (1974), l'attivista che nel 1997 a 23 anni è salita su una sequoia gigante della 'Lost Cost' in California per difendere la foresta 'Headwaters' dal disboscamento al quale un accordo tra le autorità e la compagnia 'Pacific Lumber' l'avevano condannata. Julia è scesa dall'albero , chiamato Luna, dopo più di due anni. Solo dopo aver ottenuto la protezione di Luna e dell'area circostante per il raggio di 60 metri. Ha vissuto per 738 giorni su una piattaforma di un metro per due con dei teli di incerato per ripararsi dalle intemperie e cibandosi di quello che gli amici riuscivano a portarle quando non erano bloccati dagli uomini della compagnia interessata.
Quello che mi ha colpito non è tanto la sua storia personale ma quello che la sua storia rappresenta.
Durante l'incontro ha raccontato un aneddoto della vita di Gandhi che lei sente come fonte di ispirazione: un giorno una giovane madre si presenta da Gandhi con il figlio chiedendo che il maestro parli con il ragazzo per convincerlo a mangiare meno zucchero (il ragazzo soffriva infatti di diabete). Gandhi rifiuta e chiede alla madre di portare suo figlio la settimana successiva. Così dopo una settimana, madre e figlio tornano dal maestro e questa volta Gandhi accetta di parlargli. Dopo l'incontro, la madre, soddisfatta, chiede al maestro perché l'abbia fatta attendere per una settimana e lui risponde:"Avevo mangiato troppo zucchero la scorsa settimana". Salire sull'albero ha messo a repentaglio la sua vita come lo era quella della foresta stessa. Da questa condizione lei ha saputo lottare.
Quello che mi colpisce di queste storie è proprio l'umanità dei protagonisti. Julia non è una persona speciale come non lo era Gandhi. Quello che li differenzia dagli altri è la fede assoluta in un progetto e l'estremo coraggio che serve per metterlo in atto. E' questo che li rende eccezionali. Martin Luther King ha segnato la storia di questo paese e lo ha fatto perché 'aveva un sogno' e a questo si è aggrappato.
E il bello è vedere come la forza di questa donna si autorigeneri proprio dal mantenere fede al suo ideale. E' questo che le ha dato forza in quei due anni. Rimanere aggrappata a quell'albero (simbolo del suo amore) le ha dato la forza per resistere a tutto. Lei dice che proprio l'albero glielo ha insegnato: saldo a terra con le radici e flessibile con chioma resiste alle più terribili tempeste. E qui mi rendo conto di quanto la mia vita sia invece più simile a un elastico. Un continuo allontanarmi e avvicinarmi ai miei principi in cerca di un equilibrio, di un compromesso tra quello sento e quello vedo ogni giorno succedere. Abitudine, sfiducia, sconforto? Può darsi. Menomale che talvolta si incontrano persone ed esperienze che ci ricordano quanto grandi possiamo essere. E ognuno di noi fa la differenza. Anche se per farla, alle volte, occorre disobbedire, come dice Julia:"La disobbedienza civile è uno degli strumenti più efficaci in tutti i campi, dal sociale all'ambientale. Significa riconoscere che le leggi sono fatte da esseri umani, che, in quanto tali, possono commettere errori. Vivere in basi a leggi ingiuste vuol dire consentire che vengano perpetrate ingiustizie. Prendere posizione in favore di leggi superiori è la strada per ottenere un cambiamento. Ed è proprio con la disobbedienza civile che è stata realizzata la maggior parte dei cambiamenti nella storia dell'Umanità."

3 comments:

Anonymous said...

e aggiorna sto caxxo di blog....

Anonymous said...

questo post è tra i migliori che abbia mai letto! ricordo la storia di julia. ho vaghi ricordi anche di joan baez che visse anche lei sull'albero per un po'.(se ricordo bene)
grazie per i consigli sul viaggio nei parchi.
good morning america..
un bacio fabri

Elisen said...

sono lusingata...grazie e benvenuto/a